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58 pellegrino rossi e la rivoluzione romana

traria è una vera illusione. Si sgombri domani lo stato romano, lasciando le cose presso a poco come sono e poi si vedrà dopo domani. E la rivoluzione non si arresterà più al territorio delle Legazioni e delle Marche. Io spero, quindi, che il governo francese, nel momento di richiamare le sue truppe, insisterà gagliardamente sopra riforme sinceramente proporzionate ai bisogni. E spero che, tra le riforme, vi sarà quella dell’amministrazione generale, se non esclusivamente, almeno essenzialmente laica; un’amministrazione comunale e provinciale che non sia una chimera: un Consiglio centrale di governo composto, almeno in parte, di delegati delle provincie con voto consultivo: un cambiamento radicale nell’amministrazione della giustizia; una commissione legislativa incaricata di preparare, senza ulteriori indugi, la riforma delle leggi civili, criminali e commerciali, finalmente un ordinamento militare che non sia opprimente pel paese, nè tale da gettarlo in preda all’anarchia, o al furore di una soldatesca prezzolata ed infame»1.

E, dopo espresse, cosi, quelle che erano le aspirazioni ad un tempo e le speranze dei patriotti italiani, ma specialmente dei Romagnoli, Pellegrino Rossi, impenitente nelle sue antiche opinioni e nelle vecchie diffidenze contro il governo teocratico, eccita l’amico suo e i ministri francesi a non farsi illusioni, affermando che Roraa è sempre Roma, e che il Papa prometterà riforme fino a che i Francesi saranno in Italia, ma che poi nè esso, né l’Austria - senza garanzie positive - non rispetteranno le fatte promesse». Ed egli assicurava, con grande calore, il Guizot che, non provvedendo a sanare quella piaga, appena partite le milizie straniere dallo stato romano, vi avverrebbero nuovi rivolgimenti, non importa se bene o male ordinati, se bene o male indirizzati, ma tali sempre da mettere a pericolo la politica pacifica che voleva seguire il governo francese. E, alla fine della lettera, il Rossi si spingeva fino a suggerire, come rimedio a tanti mali, la costituzione delle Romagne e dell’Umbria in governo autonomo, tributario del Papa, sotto la triplice garanzia della Francia, dell’Inghilterra e dell’Austria.


  1. Questa lettera fu riprodotta dal De Mazade, dal Pierantoni e dal Bertolini.