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bero preso posizione così fra il suo regno d’Italia e il reame di Napoli».

E qui, con calore di vera eloquenza, dimostrava come Roma avrebbe finito per comprendere che il Cristianesimo, il Papato, la religione «sono cose sante necessarie, indistruttibili, come le conquiste progressive dell’umanità»; che la religione cristiana fu ed è la naturale alleata della civiltà. «Se Cristo è venuto», continuava, «per l’israelita e pel pagano, è anche venuto per gli uomini di tutti i luoghi e di tutti i tempi: egli non ci ha apportato la religione di un luogo, o quella di un secolo. Sventura a coloro che vorrebbero abbassare il cattolicismo all’ufficio di statuto municipale, o farne un anacronismo. Il cattolicismo è di tutti i luoghi e di tutti i tempi. Esso è - e li sta la sua gloria, la sua forza, il suo miracolo - esso è immobile come la fede, progressivo come la ragione. Roma lo sa. Se ella conserva il deposito di credenze immutevoli, essa ha più d’una volta abusato di ciò che vi può essere di variabile e di circostanziale nell’organizzazione e nell’insegnamento cattolico. Il giorno in cui il Papato comprenderà queste verità-e questo giorno verrà se realmente esso è fondato sulla pietra angolare-quel giorno il cattolicismo, che agevolmente ha trionfato della crisi dell’incredulità, trionferà di un malore ben più temibile, ben più difficile a guarire, dell’indifferenza religiosa».

Venendo poscia all’altro corno del dilemma che egli si era posto, a proposito della politica di Napoleone verso il Papato il Rossi continuava: «L’altro partito, possibile forse, ma più pericoloso, era quello di proclamare altamente, come principio, la distruzione del potere temporale del Papa: d’indagarne gli inconvenienti, gli abusi, di appellarsene all’opinione dei popoli, di far loro comprendere che i nemici della loro emancipazione non erano già i vicari di Cristo, ma i principi temporali di Roma, che come principato Roma aveva disertato la causa della libertà per quella del privilegio, quella dell’intelligenza per il potere, e posto al servizio di tutto le oligarchie l’inquisizione e l’indice. In questo sistema occorreva anzi tutto evitare qualsiasi discussione religiosa, circondare la religione, le sue istituzioni, i suoi ministri di un rispetto profondo e sincero: procedere francamente, apertamente e, sopra tutto, non appropriarsi