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capitolo secondo 61

le spoglie della Santa Sede. Bisognava riunire il regno d’Italia a Roma, ovvero permettere allo stato del Papa di organizzarsi a suo beneplacito, di darsi un reggimento nazionale»1. Qui, come agevolmente si vede, il dottrinarismo guizottiano a proposito di filosofia della storia, del quale era tutto imbevuto Pellegrino Rossi, faceva capolino in quelle postume ipotesi, in quei consigli che il Rossi dava a Napoleone, con la facile scienza del postero, tutto pieno della sapienza del poi, in quella presunzione di incassare i fatti storici dentro le categorie preconcette della scuola dottrinaria. Novella prova - se ce ne fosse di bisogno che l’amore soverchio delle teorie finisce sempre per avviluppare e ottenebrare alquanto anche i più lucidi e poderosi intelletti.

Ad avere più ampia la nozione dei pensieri del Rossi intorno al Papato spigolerò ancora qualche idea da un articolo da lui inserito nella Revue des Deux Mondes del 1842 - nella quale da più anni il Rossi scriveva la Revue politique in ogni fascicolo2 a proposito dei dissidi sorti, per causa religiosa, fra papa Gregorio XVI e l’imperatore di Russia Nicolò I. L’insigne pubblicista esaminava le ragioni di quel dissidio e riconosceva che la Russia abusava della forza e adoperava la violenza, che è l’arma del dispotismo, e quindi osservava che «Roma non è impossente, neppure ai nostri giorni, allorché essa ha per’ sé la ragione e il diritto. Se la Russia ha baionette, prigioni e deserti, Roma ha nel mondo intiero preti, confessionali e chiese; se la Russia ha giornali, Roma ha pulpiti. Se i Gabinetti carezzano la Russia, i popoli ascoltano le doglianze del Pontefice, perchè oggi l’opinione pubblica è imparziale anche riguardo a Roma. Non è più il tempo in cui la filosofia mendicava, con vergognose

  1. Quest’articolo fu riprodotto da C. Bon-Compagni in nota al suo discorso per l'Inaugurazione del monumento eretto a Pellegrino Rossi nell’Università di Bologna, Torino, Stamperia Reale, 1802. Ne ragionarono, riportandone frammenti, il Pierantoni e il Bertolini, loc. cit.
  2. Gustave De Puynode, il quale, nell’articolo citato nel Journal des Économistes del 1867, scrive che «per molti anni il Rossi scrisse la cronaca politica che chiudeva le dispense della Revue des Deux Mondes, e nella quale lo spirito, la disinvoltura, il sapere e la profondità rivelavano a quelli, che non sapevano che essa era l’opera del Rossi, uno dei primi pubblicisti dei nostri tempi». Cfr. con Edmondo Renaudin nel cit. artic. nel Journal des Économistes e A. Karr, Les Guepes, 1er serie, Paris, C. Levy, 1878.