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110 il processo di pellegrino rossi

Quindi i quarantotto considerando altro non sono che un riassunto delle considerazioni svolte nella Relazione sommaria del Laurenti: per conseguenza a quei quarantotto considerando sono applicabili tutte le osservazioni, le obiezioni, le critiche da me poste innanzi a i rilievi di falsificazione

    in cartelline staccate contenenti ricordi ed appunti che il Pentini andava prendendo per scrivere una storia di quel triennio 1846-49, che poi pur troppo non scrisse, nella Busta ‘21, Copertina 4, esiste la seguente noterella.

       «La sera del 21 Marzo 1854 fui da Monsignor Muccioli, che aveva detto dovermi dare una memoria per un affare riguardante la Presidenza degli Archivi; in questa circostanza trovai che aveva sul tavolino il ristretto stampato del Processo Rossi e mi disse che il venerdì 24 andava a farsene la prima discussione in Tribunale; mi aggiunse poi che questo processo fu consegnato dal Processante fin dal mese di Giugno 1853 e che fu passato a Sua Santità, il quale non lo fece ritornare al Tribunale se non nel mese di Febbraio 1854, accompagnato da officiali disposizioni che ingiungevano di togliere alcune cose, che venivano espressamente indicate, ed erano tutte quelle che, in qualche modo, riguardavano il Principe di Canino, evitando perfino di porvi il di lui nome, quando necessariamente veniva indicato nelle respettive deposizioni. Si riteneva poi che questo processo fosse, in quel lungo periodo stato trasmesso a Parigi e che di là fossero venuti 11 sopra indicati cambiamenti; e che, anzi da quel tempo in poi non aveva avuto più accesso a corte il detto Canino.

       «Sembrava poi che due degli compresi in processo sarebbero stati ritenuti rei di giudizio capitale ed altri sei o sette a minor pena: però non risultava tra questi nè l’autore preciso delta uccisione, nè venivano demarcati li primi committenti e decretanti la detta uccisione, mentre specialmente il Canino che lo sarebbe apparso con prova non se ne dorerà per superiore ordine più parlare.

       Le cose dette da Monsignor Muccioli a Monsignor Pentini non erano tutte perfettamente esatte, a giudicarne dagli atti del processo, che io ho fedelmente transunti ed esposti ai miei lettori, i quali avranno veduto, come il nome del Principe di Canino figuri in più di centoventi testimonianze, nessuna delle quali appare che sia stata soppressa.

       Ciò non vuol dire che, nel lungo intervallo corso dal Giugno 1853 al Febbraio 1854, il Processo non possa essere stato inviato a Parigi; anzi tutto lascia credere che effettivamente vi sia stato mandato, ed è certo che da queiranno il Canino non fu più visto alla corte imperiale di Francia.

       Le officiali disposizioni date dal Pontefice Pio IX, allorchè egli rinviò il processo all’Ufficio di istruzione, e concernenti la omissione di alcune cose e soppressione del nome del Canino, non si riferivano al Processo, il quale rimase quale era risultato dalle istruttorie Cecchini Laurenti, ma si riferivano alla Relazione sommaria o ristretto che il Laurenti aveva fatto e nella quale il Papa volle che il nome del Canino non figurasse mai. Ciò che importa che i lettori notino nell’appunto di Monsignor Pentini si è che, fin dal 21 marzo 1854, tre innanzi cioè a quello in cui cominciavano i dibattimenti, Monsignor Muccioli, relatore della causa, annunciò al Pentini quale doveva essere e quale sarebbe stata la sentenza.