Pagina:Pellegrino Rossi e la rivoluzione romana III.pdf/133

Da Wikisource.

capitolo decimonono 121

sare fortemente un capo del fazzoletto al chiavistello e per respingere dai suoi piedi il bujuolo, a fine di restare penzoloni nel vuoto.

Egli disperò, forse, fuor di misura e troppo presto; perchè — come mostrò di credere ed affermò l’Avvocato Gui — probabilmente il Papa gli avrebbe commutata la pena per due ragioni, sia perchè la condanna di lui non era stata pronunciata col voto unanime dei Giudici e sia perchè era stata deliberata contro le conclusioni sospensive di Monsignor Fiscale Generale. Ad ogni modo a me sembra che la sua morte dia una formidabile ed efficace pennellata alla sua bizzarra ed esquilibrata si, ma pur maschia e caratteristica figura.

Nè dal prezioso incartamento dell’Avvocato Pietro Gui, nè dalle importanti Memorie autobiografiche del medesimo risulta che anche per Sante Costantini sia stata rassegnata domanda di commutazione di pena al Sovrano Pontefice. Ma può ritenersi per certo che anche per questo sventurato la domanda fu dall’onorando difensore redatta e presentata.

Di fatti nell’ incartamento predetto trovasi la seguente lettera di tutto pugno di Sante Costantini indirizzata al suo patrocinatore in data 2 giugno 1854, quindici giorni, cioè, dopo la definitiva sentenza del Supremo Tribunale a Turni riuniti :

«Ill.mo ed Ecc.mo Signore,

«Nel vivo desiderio di vederla io mi feci ardito di indirizzargli altra mia in data 17 spirato mese, pregandola a volersi compiacere di venire da me, non avendo avuto il piacere fino a questo punto di vedere appagate le mie brame, torno nuovamente a farle incessanti premure perchè voglia degnarsi quanto prima potrà di venirmi a visitare in questa detenzione e spero che vorrà favorirmi.

«In attesa adunque di quanto bramo, nel momento che La prego a tenermi per iscusato dell’ incomodo che Le reco, con tutta stima e rispetto mi ripeto

«Della S. V. Ill.ma

«S. Michele 2 giugno 54

«U.mo Dev.mo Servitore
Costantini Sante».