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capitolo ventesimo 139

tima di Sante Costantini e da una piccola nota di Monsignor Pentini che or ora produrrò.

I lettori ricorderanno che Francesco Anessi aveva deposto avergli il Dottore in chirurgia Pietro Quintili predetto il giorno 14 novembre la uccisione del Conte Rossi pel 15 novembre all’apertura della Camera e avergli, dopo l’omicidio, detto le precise: r omicidio è attenuto come ti avevo io già detto.

Ricorderanno del pari i lettori che Angelo Bezzi1, parlando, la mattina del 14 novembre con l’avvocato Dicnisio Zannini, gli partecipò come sì fosse stabilito di farla finita col Rossi alla riapertura della Camera e con asseveranza gli confermò, essere incerto ancora il modo, cioè se dovesse fare la fine del Prina, o in altro modo.

II Dottor Diomede Pantaleoni aveva deposto che, parlando con lo Spini redattore dell’«Epoca» uno o due giorni dopo l’assassinio Rossi, disse non aspettarsi egli quell’assassinio, perchè sebbene se ne fosse discusso — non disse nè dove, nè quando — egli ed altri — che non nominò — aver parlato contro con tale energia da esser partiti convinti che non sarebbesi fatto nulla; e il Pantaleoni soggiunse in quello stesso primo esame che realmente lo Spini non si attendesse all’assassinio lui deponente lo giudicò dal non avere egli la sera pubblicato il «Don Pirlone» che gli disse dover contenere non sa se una caricatura o una satira del Conte Rossi.

Il Pantaleoni aggiunse nel successivo esame: Per le parole dello Spini da principio fu mía idea che la discussione sull’omicidio Rossi potesse essere avvenuta al Circolo popolare: ma, considerando che discussioni di tal genere non si avrebbe osato di tenere con certa pubblicità, stimai che si trattasse di qualche altra riunione segreta. Lo Spini parlò di «teste calde» e di «quei fanatici».

Il Cavalier Domenico Antonio Nardini, minutante al Mi-

  1. A dimostrare l’animo feroce di questo esaltatissimo settario, riproduco fra i documenti, una lettera di tutto pugno di Angelo Bezzi da lui indirizzata, in tempo di repubblica e precisamente in data 17 marzo 1849 o al Ministro dell’Interno, o a quello della Guerra; lettera esistente all’Archivio di Stato di Roma nella Miscellanea politica del 1846-49, Busta 83, Copertina 177. Vedi Documento n. XII.