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capitolo ventesimo 147

giustamente il Perrens chiamò, nella sua imparziale storia di quel periodo, il Re di Roma1.

Appena quei giovani si furono palesati accesi e pronti alla strage, come lo Sterbini aveva preveduto e calcolato, il Direttore del Contemporaneo cercò di calmarli, invitandoli a seguirlo nella vicina piazza del Popolo, ove, davanti alla Fontana, strettili a giuramento, li eccitò a correre quella notte stessa ognuno a casa del più fido proprio amico e commilitone, invitandolo a levarsi di buon’ora all’indomani a indossar la divisa dei Reduci di Vicenza e sollecitandoli ad andare nelle prime ore del mattino a trovare e ad invitare altri reduci amici ad accorrere anche essi alla piazza della Cancelleria.

Evidentemente lo Sterbini ai sei o sette che fossero impose di serbare il più assoluto segreto sul concertato disegno omicida, consigliando loro di dire soltanto agli amici presso i quali si apprestavano ad andare che si doveva fare una dimostrazione ostile al Rossi e adoperare le daghe contro i Carabinieri, nel caso che essi avessero ricorso alla violenza contro i Reduci di Vicenza o contro la Civica.

La verità di questo accordo preso quella sera e mandato ad atto in quella notte e nelle prime ore del mattino susseguente emerge dalle deposizioni di parecchi testimoni, i quali riferiscono che a piazza della Cancelleria, nelle ore antimeridiane del 15 novembre, al sopraggiungere di qualche nuovo Legionario in divisa si udivano le esclamazioni di sorpresa: Oh bravo! sei venuto tu pure f Ah! ci sei anche tu? Bravo!

Le quali esclamazioni di meraviglia provano ad evidenza come quell’accorrere di Legionari non fosse la conseguenza di un accordo prestabilito parecchi giorni innanzi, ma fosse realmente la conseguenza di un avviso corso inaspettatamente e precipitosamente durante la notte del 14 e durante le ore mattutine del 15.

E qui occorre che per un’ultima volta richiami l’attenzione dei lettori sopra una considerazione, a cui ho già accennato altre due volte, che desunta dagli atti processuali

  1. F. F. Perrens, Deux ans de révolution en Italie, II, pag. 38.