Pagina:Pellegrino Rossi e la rivoluzione romana III.pdf/173

Da Wikisource.

capitolo ventesimo 161

a cui era stato dato colà convegno e che, per conseguenza, esso fosse rimasto ignaro della parte assegnata al proprio figlio e da questo assunta nella imminente tragedia.

Ma, riflettendo e meditando sugli atti del processo — e dicendo sugli atti escludo da questi le rivelazioni fantastiche dell’impunitario infame e la relazione del Processante Laurenti — pur troppo vidi che a poter ritenere veritiera ed esatta quella supposizione si opponeva tutto l’atteggiamento inesplicabile tenuto da Ciceruacchio durante l’effettuazione di quel deliberato e preparato eccidio. .

Ma come? quel Ciceruacchio, che andava al Caffè della piazza del Popolo a mansuefare i Carabinieri, quel Ciceruacchio che, durante la preparazione della trama, era penetrato più volte nelle caserme di quelli per sedurli, quel Ciceruacchio, che era entrato in relazione col Colonnello Calderari per paralizzarne lo zelo e indurlo a non essere ostile al popolo, quel Ciceruacchio, che tanto aveva declamato contro l’opera nefasta e liberticida di Pellegrino Rossi, quel Ciceruacchio ardentissimo patriota, profondamente convinto — non importa se a torto o a ragione — che il Rossi era nemico della patria e traditore della libertà e che quindi non solo fosse diritto, ma dovere di buon cittadino il sopprimerlo, quel Ciceruacchio, che aveva, per ciò, evidentemente cooperato a decretarne la morte, quel Ciceruacchio, contrariamente al suo carattere franco e impetuoso, contrariamente alle sue abitudini di essere sempre il primo dovunque ci fosse qualche cosa da dire e da fare per la patria e per la libertà, non si trova presente nell’atrio della Cancelleria in quel 15 novembre 1848? In atti non v’ha un solo testimonio, neppure l’onniveggente impunitario Bernasconi, che abbia veduto Ciceruacchio o sulla piazza, o dentro il palazzo della Cancelleria nell’ora dell’azione; nè dagli atti processuali risulta ove egli fosse in quell’ora, nè che cosa facesse.

Ora questa assenza, questa inazione del capo riconosciuto della plebe militante, è un fatto così singolare, così strano, così a prima vista incomprensibile e inesplicabile che costringe chi legge a profonde riflessioni e a serie medita-