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8 il processo di pellegrino rossi

il prestigio, l’autorità del Governo pontificio di fronte all’Italia e all’Europa; giacchè su quel delitto, sia per la fama europea di Pellegrino Rossi, sia per l’alto ufficio di Primo, anzi, si potrebbe dire di Unico, Ministro di cui era investito l’insigne statista nel momento in cui fu ucciso, sia per il modo, per l’ora, per il luogo in cui l’eccidio di lui fu commesso, sia, infine, per le conseguenze che agli occhi delle moltitudini parve derivassero da quel misfatto nella storia di quel triennio di rivolgimenti politici 1846-1849, su quel delitto, avvolto nel mistero, trasfigurato da numerose leggende, travisato dall’Ebreo di Verona del Padre Antonio Bresciani, tutta l’Europa attendeva, con curiosità e con interesse, la indagine, la rivelazione e la punizione.

Un Governo serio, un Governo autorevole, un Governo forte non poteva lasciare quel misfatto nè avvolto nelle tenebre, nè impunito.

Tutto ciò era sentito e compreso nelle alte sfere del restaurato Governo papale e la necessità di corrispondere a quella universale e ragionevole aspettazione era tanto compresa e sentita che — i lettori se ne rammenteranno — fin dal 10 gennaio 1852 Monsignor Matteucci, Presidente del Supremo Tribunale, aveva scritto al Giudice inquirente Cecchini eccitandolo a volere addivenire alle contestazioni finali e alla compilazione del Ristretto riassuntivo del processo1.

Ma quell’ordine, la cui esecuzione avrebbe prodotto resultanze assai più incomplete e più imperfette di quelle che presenta, pur così imperfette e così incomplete, la Relazione dell’Avvocato Laurenti che io sto esaminando, non potè essere mandato ad atto perchè, proprio in quel momento, si direbbe provvidenzialmente, il Capitano Galanti, tenero del programma da lui, fin dal principio ideato e desideroso di vederlo svolto, introdusse nel dramma il Deus ex machina, così lungamente invocato e ricercato e, finalmente, trovato nella persona dell’impunitario Filippo Bernasconi, il quale con le sue rivelazioni, veniva a metter puntelli e a recar nuovi materiali all’esile e vacillante edificio costruito dal

  1. Vedi il Capitolo X nel II volume di quest’opera.