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capitolo decimottavo 9

Giudice Cecchini sulle denuncie della pudica Colomba Mazzoni De Bianchi, dell’onesto Agostino Squaglia e sulle rivelazioni degli inquisiti Felice Neri, Alessandro Testa e Innocenzo Zeppacori. Mingherlino edificio in vero — lo ripeto — quello eretto dall’Avvocato Cecchini e di cui intese tutta la fragilità il successore di lui Avvocato Laurenti, venuto ad assumere la continuazione della procedura proprio nell’istante in cui erano apparse le rivelazioni dell’impunitario Bernasconi.

Certo la impunità accordata ad un inquisito per farsi denunciatore dei propri compagni di causa è una mostruosa immoralità, uno strumento nequitosissimo, avanzo di procedure barbariche, che repugna ad ogni coscienza onesta in quanto che impegna e trascina il rivelante a divenire cointeressato cooperatore del Fisco, non già enunciatore e indagatore di verità, ma spietato e mendace alteratore del vero a vantaggio dell’accusa e a danno della difesa. E poiché un uomo che assume l’impunità non può essere che un vile ed abbietto destituito di qualsiasi ombra di senso morale, così ne consegue che supporre in esso, o pretendere da esso equità e verità sarebbe lo stesso che pretendere fragole da una pianta di lupini.

Ma per quanto iniquità ed immoralità, a cui si ribellano e la morale umana e le civili legislazioni, la impunità, esistendo ancora a quel tempo e presso quel Governo, intervenne nel Processo contro gli uccisori di Pellegrino Rossi e, senza dubbio, le deposizioni del Bernasconi sopraggiunsero, come dissi, ad apportare ampio materiale al nuovo Giudice Istruttore, che, da quelle rivelazioni, si vide dischiudere davanti l’esteso ed ignorato campo della congiura Facciottina, ridicola e grottesca quanto vuolsi, ma non per questo meno considerevole campo — e che era quello nel quale in realtà si era precipuamente svolta l’azione dell’impunitario rivelante — e di cui al Giudice Cecchini era sfuggita la importanza; benché a lui quel campo fosse stato segnalato dal testimone, confidente di polizia, Franco Cecchetti fin dal 30 dicembre 1849, quantunque quel testimone i Facciotti — su cui più tardi direbbe tante cose — in