Pagina:Pellegrino Rossi e la rivoluzione romana III.pdf/249

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documenti 237

avere il Galletti tradita la missione dei Deputati di Bologna, dai quali aveva ricevuto ed accettato l’incarico di procurarne alla Camera la pronta spedizione.

Considerando come siffatte risultanze vadano ad ottenere anche un maggiore, e più luminoso sviluppo, da quelle che percuotono più da vicino i singoli imputati, colle quali sono essenzialmente connesse.

E tenendo per primo proposito del Grandoni già si notava, come egli si facesse capo del circolo de* Legionari, che congrega vasi nel teatro Capranica, e come questo circolo cospirasse con gli altri ed alla rivoluzione, ed alla uccisione del Bossi; si notava con quai mezzi, e per quali vie procurasse di aprirsi egli la strada alle ambiziose sue mire, che avversavano direttamente le disposizioni del Governo, le quali imponevano ai suoi legionari, ed a lui stesso di tornare nei battaglioni Civici, deponendo la tunica.

Ora egli chiamato a dar conto di questi fatti impugnava non solo l’aver cospirato contro il Ministro, non solo negava l’intervento suo nella riunione dello Sterbini, del Brunetti, del Bezzi, e di altri capi agitatori, ma giungeva perfino ad occultare i suoi conati per la formazione in corpo separato dei legionari, volendo invece far credere, che egli disconvenisse del tutto da questo intendimento, e ciò forse nella vista di non ammettere il primo impulso che egli ebbe ad associarsi alla cospirazione, e ad entrare nelle macchinazioni della fazione.

Ma risultanze ineccezionevoli provano le pratiche, e i disegni della sua ambizione, più testimoni, ed un rivelante stabiliscono la parte da lui presa, come capo di quell’associazione alle trattative per la rivolta, ai discorsi ostili al Bossi, gli accessi dello Sterbini, e degli altri, mentre il rivelante, ed un testimonio sostengono, che egli più esplicitamente cospirasse contro la vita del Ministro. Che se pure tutto ciò unitamente alle sue impudenti menzogne non bastasse a convincerne v’ha la risultanza in altri modi stabilita della sua aderenza allo Sterbini, ed agli altri, v’ha che col giorno dell’assassinio terminava ogni congrega di quel Club, v’ha infine che il Grandoni dopo aver alcun tempo scritto il risultato delle sessioni, cessava quindi dal tarlo, quando appunto l’argomento delle medesime non era se non delittuoso.

Considerando, come dai detti del rivelante si raccolga in ordine alla storia dei fatti prossimi, e precedenti al delitto, che nel prepararsi gli animi all’assassinio dallo Sterbini già di ritorno dai congressi di Torino, e Toscana, e dal Brunetti nelle notturne loro