Pagina:Pellegrino Rossi e la rivoluzione romana III.pdf/251

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documenti 239

nocenzo Zeppacori, il quale nel narrare le confidenze fatte con esso lui dai due fratelli Costantini coimputati, e dal contumace Alessandro Todini, deduceva avergli questi tutti e tre confessato di essersi trovati fra i congiurati dell’omicidio Rossi, formando con gli altri Legionari, fra quali il Trentanove, e Luigi Brunetti, il circolo intorno al Rossi. Gli dissero pure, che nella sera del 14 eransi riuniti tutti e tre insieme al Grandoni, al Todini, al Neri, al Brunetti, al Ranucci, ed altri nel Circolo popolare, ove avuto accesso nel Circolo segreto, si era ivi stabilito, che per opera loro il giorno appresso, sarebbe restato ucciso il Conte Rossi; quali confessioni Sante Costantini ripetevagli anche in altre circostanze.

Considerando come resti avvalorato il tema di tali rivelazioni da un grave riflesso, che vero, è costatato com’è in atti, che ai Legionari del Club Capranica fosse affidata dai Cospiratori la esecuzione del misfatto, la prima cura di costoro dovesse rivolgersi, a guadagnarsi il consentimento, e la cooperazione del loro Capo, che esercitava su di essi una diretta influenza, e col quale avevano coloro frequenti congressi, e colloqui, onde averlo fautore in cosa di tanta importanza, che forse lui avverso, avrebbe potuto venir meno nella finale esecuzione; ciò che non doveva certamente sfuggire a gente scaltrita, che ebbe per tutto l’agio di prepararsi al delitto.

Considerando come circa i suoi ripetuti accessi al fienile del Brunetti, e molto più quello della sera del 13, come pure sulle riunioni della susseguente sera 14 al circolo, indi al Teatro Capranica non sapesse il Grandoni non solo porgere alcun mezzo di esonerazione; ma dippiù rifiutando di render conto delle ore di quelle sere, dichiarò di non voler nominare le persone che ebbe in sua compagnia, come di non rammentare se vi fosse riunione al Teatro Capranica in detta sera 14; contegno che non può non ingerire a suo carico i maggiori sospetti.

Considerando, che essendo incontroverso per deposizioni testimoniali, e risultanze indubitate, che i Legionari, che comparvero la mattina del 15 Novembre al palazzo della Cancelleria, malgrado che non fossero chiamati a rendere verun militare servizio si vedessero tutti vestiti della tunica così detta di Vicenza, che per essere di un leggero tessuto, mal si addiceva a quella stagione, e pel divieto della Superiorità militare, ben di rado, e da pochi veniva usata; si rende manifesto, e per le deduzioni del rivelante, e per legittima conseguenza del fatto, che una tal veste avendo qualche cosa di comune col delitto da essi consumato, fosse assunta sia