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266 il processo di pellegrino rossi

costringe gli uomini a cercare una conciliazione fra i due principii, monarchico e democratico, e si pensò al governo costituzionale, il quale rinunziando alla stolta pretesa del diritto divino fu costretto dall’accresciuta civiltà di cercare la sua forza nella volontà nazionale, cioè nel principio democratico.

Accade lo stesso nel dominio religioso. Il mondo è persuaso che lo Stato non può acquistare quel sentimento morale, che è la base di ogni felicità, senza religione; sicchè dove essa manca si deve supporre ogni male. Ma la religione divenne strumento di tirannide, quando i preti di tutte le sette per rendere gli uomini schiavi alle passioni di una casta, avara ed ambiziosa, proibirono ad essi l’uso della libertà, carattere distintivo della umana ragione.

Nacque allora una lotta fra questi due principii, che dovevano invece collegarsi strettamente fra loro. La storia di tutti i tempi e di tutti i popoli ci rivela i mali immensi prodotti da questa lotta.

La filosofia predicò il connubio di questi due principii, e in questo si trovò in perfetto accordo con la morale di Cristo, perchè là dove non v’è libertà, non vi può essere fratellanza, base della religione cristiana. Il secolo attuale aspira a suggellare questo connubio fra la libertà e la religione.

Due problemi vitali si presentano adunque all’umanità: essa è chiamata a mettere di accordo la monarchia con la democrazia, la libertà con la religione.

Questi due problemi sono già sciolti nella mente della immensa maggioranza dei popoli civili, il loro diritto è riconosciuto; ma se presso alcune nazioni i fatti diedero ad essi un principio di soluzione, questa però non è ancora completa. Tutto contribuisce a farci credere che una completa vittoria della moderna civiltà sull’antica barbarie debba verificarsi in Roma, divenuta la capitale della nazione italiana.

Per due volte il mondo intero si inchinò davanti ai due Soli usciti da Roma, dal Campidoglio il primo, dal Vaticano il secondo. È vicina la simultanea comparsa di quei due soli sui due colli romani; l’istinto popolare ha già annunziato questo gran fatto, e noi chiedendo Roma ad alte grida siamo l’eco di quell’istinto.

Resta soltanto a formulare i patti e le condizioni di quest’accordo, resta a tracciare la via per arrivarvi senza scosse pericolose, senza lasciare il popolo nell’ignoranza dei suoi diritti e dei suoi doveri. Noi cercheremo di additare i mezzi per giungere sollecitamente e con calma a questo nobile scopo, ed invochiamo l’aiuto ed i lumi di tutti i generosi patrioti italiani.