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26 il processo di pellegrino rossi

di consultare, come si è veduto nel Processo e si vedrà nel seguito di questa Relazione, i giornali romani del tempo — avesse esaminato l’Epoca, il Contemporaneo, il Costituzionale, la Pallade, il Labaro per leggere in tutti quei giornali dei vari partiti che il giorno 2 maggio, cioè tre giorni dopo l’Enciclica, dopo il sommovimento del popolo e della Civica, dopo la dimissione del Ministero Antonelli-Minghetti-Recchi, il Galletti, Ministro di Polizia, sebbene dimissionario, restava al potere per il mantenimento dell’ordine e aveva sulle spalle tutta la responsabilità di quel mare ancora in tempesta,. e il Mamiani, chiamato al Quirinale fin dalla sera del primo maggio, aveva, nientemeno, che l’incarico di formare il nuovo ministero, sarebbe bastato che il Giudice Istruttore e Relatore Laurenti, avesse scorso quei giornali e ripensato a tutto ciò per persuadersi della necessità in cui era condotto di respingere, come favolosa invenzione la rivelazione del Bernasconi che dava come presenti al convegno del pesce fritto e del giuramento dei pugnali il Galletti e il Mamiani.

Ma v’ha di più e di peggio: al Laurenti risultavano dal processo le deposizioni di dieciotto testimoni, cioè di tanti quanti su quel sognato banchetto egli ne aveva interrogati, unanimente escludenti che sui primi di maggio del 1848 un banchetto si fosse tenuto in una vigna fuori di porta del Popolo a cui fossero intervenuti il Mamiani, il Galletti e lo Sterbini; e fra quei dieciotto testimoni da lui interrogati vi erano il Cavaliere Francesco Rufini Minutante al Ministero dell’Interno, Monsignor Francesco Pentini e Alessandro Rosalbi Capo degli Agenti di polizia. Cosicchè a sostegno di quella puerile e stolida accusa non resta che la attestazione dell’impunitario Bernasconi, che il Relatore, con evidente falsificazione della verità, dà ai Giudici del Supremo Tribunale come risultanza processuale.

Non mi soffermerò a ribattere i biasimi che, con infantile acrimonia, il Relatore Laurenti rivolge nei §§ 13 a 16 al Ministero Mamiani-Galletti, che egli accusa di avere iniziata la aperta opposizione del movimento rivoluzionario alla autorità del Governo Pontificio, propugnando la guerra della