Pagina:Pellegrino Rossi e la rivoluzione romana III.pdf/53

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capitolo decimottavo 41

«§ 459. È noto che, sopraggiunto l’avviso di una rivolta accaduta in Vienna mi primi di ottobre e magnificata dal giornalismo, tanto più crebbe in molti l’ardore per le novità, in molti per tentar nuovamente la guerra di Lombardia, chiamandosi ormai dai Circoli e dalla stampa traditori e nemici del popolo quei Governi e quei Ministri che non capitanassero quei nuovi movimenti.

«§ 460. A fronte di queste esaltazioni il Ministro Rossi, con prudente ragionamento, poneva nella Gazzetta officiale del 4 novembre in ben chiari termini la questione della politica che credeva conveniente all’Italia e allo Stato pontificio».

E qui il Relatore e storico Laurenti, con una ingenuità che — mi si permetta la parola — rasenta la imbecillaggine, riproduce alcuni frammenti dell’imprudente, non prudente, ma funesto e obbrobrioso articolo dal Conte Rossi fatalmente pubblicato nella Gazzetta Ufficiale di Roma del 4 novembre; articolo mirabile per vigoria di arte polemica, ma brutto per il contenuto, bruttissimo per la forma, satura di amaro disdegno e di velenosa ironia, nel quale, combattendo il progetto di lega fra il Piemonte, la Toscana e lo Stato romano — progetto che, fin dal 15 agosto, il Marchese Lorenzo Pareto e quel grande carbonaro e rivoluzionario che era il sapiente, integro, candido Abate Antonio Rosmini pel Piemonte, il Marchese Scipione Bargagli per la Toscana e Monsignor Giovanni Corboli Bussi per il Papa stavano trattando — il Rossi, con basse insinuazioni e amari sarcasmi, oltraggiava quel Magnanimo Re Sardo e quel generoso e tenacissimo popolo piemontese, i quali avevano, allora allora, con immensi sacrifici di danaro e di sangue, sostenuto l’onore del nome italiano contro l’aborrito straniero.

Così il Relatore Laurenti, non curando lo studio complesso dei fatti del rivolgimento italiano — promosso del resto proprio da Pio IX — obliando le relazioni che legano intimamente le cause e gli effetti fra di loro: non tenendo alcun conto delle condizioni speciali del clima storico, della effervescenza degli animi di parecchi milioni di Italiani, non comprendendo l’esaltazione patriottica dell’ambiente in quel momento, cause tutte che trascinavano fatalmente, irresisti-