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capitolo decimottavo 65

Come onestamente e imparzialmente potè pretermettere di far rilievo di tutte quelle resultanze degli atti, egli che, mentre scriveva la sua relazione, conosceva tutto l’incartamento del processo contro il Colafranceschi, da cui emergeva alla evidenza la prova schiacciante delle trame, degli intrighi, delle suggestioni e subornazioni compiute dall’impunitario Bernasconi, per lo spazio di sei mesi, con la connivenza dei carcerieri, probabilmente con la connivenza del Giudice Istruttore Cecchini, con la efficacissima cooperazione di quella sfrontata e audacissima Lucia Tomei, corrispondendo col di fuori, inviando lettere e ambasciate ai testimoni che andava introducendo, proprio allora, proprio in quel momento, in processo a sostegno e a puntello delle sue accuse, delle sue calunnie e delle sue invenzioni?...

Oh no! non avrebbe potuto, non avrebbe dovuto il Relatore compiere quest’altra gravissima falsificazione delle risultanze degli atti, ma, e d’altronde, se egli scuoteva la fede dei Giudici del Supremo Tribunale nelle affermazioni dell’impunitario Bernasconi, il quale già di per sè stesso, coi suoi precedenti e con le sue deficienze morali, si presentava così poco meritevole di fede, tolto quel fragile puntello, che sarebbe rimasto di tutto il debole e cartaceo edificio dal Relatore con tante fatiche e con così manifesta assenza di ogni scrupolo di imparzialità e di giustizia costruito?...

Fata trahunt!


Per le ragioni da me esposte in principio di questo capitolo il Processante e Relatore Avvocato Laurenti essendo, stato costretto a fare il processo non contro gli uccisori di Pellegrino Rossi, ma contro tutta la rivoluzione romana, era altresì e ineluttabilmente costretto ora a procedere a braccio dell’impunitario Filippo Bernasconi e a farsi garante della sua, diciam cosí, moralità, come il Bernasconi si faceva, alla sua volta, mallevadore dinanzi ai Giudici del Supremo Tribunale sulla onestà, sulla verità, sulla imparzialità dell’opera processuale compiuta dal Giudice Relatore, opera nella quale esso impunitario gli era stato fido e zelante collaboratore.

Fata trahunt!