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capitolo decimonono 69

si è adunato in una sala entro le Carceri nuove per giudicare in inerito ed a forma di legge la causa

ROMANA

DI LESA MAESTÀ CON OMICIDIO

CONTRO


Grandoni Luigi, Costantini Sante, Francesco Costantini, Selvaggi Gioacchino, Papucci Paolo, Testa Alessandro, Caravacci Giuseppe, Diadei Cesare, Colonnello Ruggero, Facciotti Bernardino, Facciotti Filippo, Giovannelli Giuseppe, Capanna Filippo, Zeppacori Innocenzo e Fabiani Giuseppe.

Aperta la seduta alla solita ora (9 antimeridiane), recitate le solite preghiere da Monsignor Presidente:

Vista la dichiarazione del prevenuto Ruggero Colonnello, il quale rinunzia all’intervento;

Vista la dichiarazione di tutti gli altri prevenuti di voler presenziare la seduta;

Introdotti liberi e sciolti gli inquisiti e fatti sedere ecc.1 ed interrogati secondo l’ordine che sedevano sulle generali risposero chiamarsi;


    Olimpiade Dionisi, uno dei due principi del foro penale romano. Bell’uomo, alto, magro, muscoloso, biondo, serio e correttissimo nei modi, sobrio di parole e modesto fu nei settantasei anni della sua laboriosissima vita sempre esemplare di virtù cittadine e domestiche. Egli era amico dell’amatissimo padre mio ed io ebbi la fortuna di conoscerlo e di ammirarlo ed ebbi, coi poveri e adorati fratelli miei, dimestichezza di infanzia coi figli del Gui, Emilio, Antonio e Pio.

       L’avvocato Giovanni Sinistri era romano — e anche lui io che scrivo conobbi — morto in tardissima età dopo il 1900. Era di ingegno modesto, fornito di discreta cultura, conservatore e papalino convinto, ma di una probità e rettitudine rara e suppliva, col zelo e con lo studio delle cause alla scarsa efficacia della sua parola.

       Dei resto alla Procura dei Poveri di Roma appartennero valorosi avvocati quali Stefano Bruni, Carlo Palomba, Raffaele Marchetti, Ercole Ranzi, Nicola Bartoccini e Antonio Gui, i quali due ultimi ancora viventi, erano alle loro prime armi e, insieme agli altri summenzionati, si segnalarono nella difesa dei prevenuti politici, nei processi per i fatti del 1867, dando prove di indipendenza e di energia sotto la guida dei coraggioso Avvocato Generale dei Poveri Monsignor Annibaldi, che, in seguito all’atteggiamento vigoroso assunto in quei processi, fu, nel 1868, destituito dal suo ufficio.

  1. Una volta per tutte prevengo i lettori che i frequenti eccetera che si incontrano in questi verbali sono del Cancelliere R. Castelli ed esistono negli originali dei Verbali stessi.