E una lepida quercia a una rugosa
Sua vicina dicea: ― Monna Ghiandosa,
Rammentate il seicento? 20Fu in maggio, se non erro,
Di quell’annata, la maggior tempesta.
Un mio ganzo, un bel cerro,
Asfissiato morì nel turbinìo,
E noi, bontà di Dio! 25Siam vive e sane, e brille
Toccheremo il duemille! —
E che pensava il fiorellin divelto
Udendo il cicalìo della vegliarda?
Egli che all’alba ancor non era nato 30Morir canuto a sera avea sperato...
Nel fango invece a mezzodì giacea,
E dolorando l’anima rendea.