Pagina:Pensieri di uomini classici sulla lingua latina.pdf/27

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le armi per tutto l’orbe: così a stabilirne la sua signoria han gareggiato il valore e la fortuna.

Voi specialmente, o Cherici, che dedicati alle scienze sacre dei Volumi Divini e dei Santi Padri dovete formare le caste vostre delizie, dovete pure alla lingua in cui sono scritte consacrare i vostri studj come a lingua veramente vostra. Della Bibbia, considerata anche come fonte inesausto di originali letterarie bellezze vi ho già parlato altra volta: ed ora qui sul fine allo studio vi eccito de’ Padri, e Dottori della Chiesa, di que’ lumi del mondo, che i lunghi giorni, e le vegliate notti sacrando al celeste volume vi dedicarono pure i tesori delle loro menti. Non tutti sono modelli del bello stile latino, dell’età d’oro, perché vissero nelle posteriori che di argento, e di ferro presero il nome: quantunque anche per lingua sieno distinti e Cipriano di cui l’eruditissimo s. Girolamo lasciò scritto, che instar fontis purissimi dulcis incedit ac placidus; e specialmente Lattanzio chiamato dallo stesso Dottore fluvius eloquentiæ Tullianæ, e dal voto universale dei dotti Christianus Cicero. Sono però tutti maestri di quella lingua sacra latina, che intessuta di frasi scritturali è la più acconcia e sicura per trattare latinamente le scienze morali e teologiche, ed è poi la più ricca di ogni altra per aprirci i fonti della sacra italiana eloquenza; poiché non vuote parole o ciancie canore ma trovate nei Padri la maestà e la vivacità de’ concetti, la forza e la sublimità delle figure, il nerbo e la unzione del discorso, insomma quella maniera feconda di tutti i tesori del dire che soggioga l’intelletto, rapisce la fantasia, domina il cuore; così affollati e densi (userò le frasi del Bartoli) così gravidi e fecondi di mille pensieri, di mille svariate e tutte nobili guise di stile sono gli scritti di que’ foltissimi e santi ingegni, nei quali tale è il vigore dell’esprimere