Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/13

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mal mattonato, dagli alari zoppi, dal candeliere di ottone ossidato di glutine verde, dalla promiscuità degli uomini e delle bestie, da tutto infine. Nulla di assolutamente necessario non mancava, tutto aveva l’aria ad un dipresso pulita, ma in tutte le cose si sarebbe potuto correggere qualche difetto che urtava la delicatezza, il comodo, il meglio. Mettete lì dentro un fanciullo che tocca a tutto, e voi avrete una dirotta.

L’ave maria suonava al convento dei cappuccini. Il tempo era grigio, ma si vedeva di lontano, dietro le montagne, quel tuono rosso che indica un buon tramonto sul mare e che promette bel giorno per l’indomani. Delle nuvole vaporose si ammonticchiavano sulla montagna e si stendevano placidamente nel cielo. Un rovaio freddo agitava l’aria, e lacerando qua e là il nugoleto, scopriva la pupilla ammiccante di una stella. Nel giorno aveva piovuto — quella specie di pioggia a metà rappresa, che non è più l’acqua e che non è ancora la neve, cui la gente della contrada addimanda acqua fradicia. I contadini ritornavano dalla campagna bagnati fino all’osso. E’ si avviluppavano nei loro mantelli corti e stretti, detti cappuccio, di panno bianco sporco, il beschetto ribattuto sul volto. Portavano sul dorso la zappa e l’accetta ed un ramo di legno, mentre le loro femmine, la gonna rimboccata fino al ginocchio, senza calze, portavano sul capo la culla di un figliuolo o una manata di sterpi. I più ricchi si menavano innanzi un asino magrissimo, carico di legna raccolte alla foresta, che si vende ai borghesi per qualche soldo. I più