Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/21

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gere i grumi, si allontanò dal fuoco e lasciò che la polenta cuocesse dolcemente,

— Andiamo, su, Marco, diss’ella al maiale aprendo la porta della strada: è tempo di andarti a coricare. Hai mangiato come un vescovo.

Marco non oppose alcuna resistenza. Esso provò solamente di asciugare il suo grifo alla veste della giovinetta, la quale gli allungò un calcio. Bambina lo andò a rinchiudere nel piccolo porcile all’angolo della casa, mettendolo così al sicuro dai festini dei lupi, che si permettevano di tempo in tempo una discesa notturna nel borgo e si regalavano di prosciutto fresco, di piedi tartufati e di un sanguinaccio senza intingoli. Quest’operazione compiuta, Bambina rientrò, chiuse la porta a chiave, avvicinò al fuoco una tavola sulla quale spiegò una tovaglia grossolana e pulita, pose due forchette e due cucchiai di ferro, due piatti, il candeliere, l’orciuolo di creta a becco pieno di vino, un grosso pane nero raffermo di parecchi giorni, e l’insalata. Poi andò a chiamare il fratello.

Don Diego rientrò e venne a sedere al suo posto. Un’ora di notte sonava, — un’ora dopo l’Angelus. Io conto al mo’ del mezzodì d’Italia.

— Ho incontrato la signora di Craco oggi, uscendo da vespro, disse Bambina. Ha ricevuto una lettera di Don Tiberio.

— Ah! sclamò Don Diego, affondando la sua forchetta nel piatto dell’insalata.

Il fratello e la sorella mangiavano nello stesso piatto.

— Don Tiberio ha preso il suo diploma in dritto