Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/380

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gli era un assolvere anzi tratto Concettella. Forse gli è questo appunto che Gabriele desiderava. E’ vi fu un bisbiglio generale nel gruppo dei galeotti. Tutti si favellavano a voce sommessa, l’un l’altro. Gabriele erasi lasciato cadere in un angolo come affranto, aspettando il verdetto paventato. Concettella, afferrata alle barre del graticcio, guardava Gabriele con ansietà. Infine Filippo gridò pel primo, con voce alta e ferma:

— No, non è la donna che è colpevole.

— Sì, gli è il prete che è colpevole, gridarono tutti di una voce sola.

Gabriele si alzò e passeggiò un istante dietro al cancello. Poi disse in tuono solenne:

— Riflettetevi bene, signori; perocchè la è una sentenza di morte che voi pronunziate a quest’ora. Io non so quando, come, da chi, questa sentenza sarà messa in atto; ma certo è che il prete morrà. Filippo, voi tutti, vi siete interessati; senza che, il bagno sarebbe la tomba. Ciò che mi succede, può succedervi. Noi siamo solidali della vendetta, onde significare al mondo che il galeotto è ancora un essere vivo di cui è mestieri inquietarsi.

Un momento di silenzio seguì il secondo appello. Poi tutti replicarono ad una voce:

— Sì, noi lo attestiamo innanzi a Dio: gli è il prete che fu colpevole.

Gabriele si concentrò per un momento, poscia volgendosi ai suoi camerati, disse:

— Grazie. Io credo che il vostro giudizio è secondo giustizia.... secondo il cuore.

Rivolgendosi quindi a Concettella, soggiunse: