Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/429

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pregò don Gabriele di aspettare e salì. Un quarto d’ora dopo tornò e disse:

— Il reverendo padre Piombini è in chiesa.

— Peste sia dei monaci! gridò don Gabriele. Sono stati inventati a posta per far perder tempo alla gente. Andiamo, torniamo in chiesa. Ah!... a proposito, qual è il confessionale del padre Piombini?

— Il terzo, a destra.

— Ci sono. Grazie z-zì mo' (zio monaco). Che Dio ti mandi la tigna!

Don Gabriele sollecitò il passo e rientrò in chiesa. E’ si collocò in faccia al terzo confessionale e vi vide infatti un padre rannicchiato dietro il graticcio, confessando una vecchia.

— Ci son preso, brontolò don Gabriele. Se la vecchia sciacqua la sua anima pulitamente, ella resterà lì un’ora almeno. Ed io che ho fretta. Se il diavolo le regalasse una subita dissenteria! Insomma e’ sembra che il per omnia sæcula sæculorum l’intrattiene di cose divertevoli, perchè il birbo non si volta nemmeno da questa banda. Gli farei un segno allora....

Il confessore si volse. Non era il padre Piombini. Don Gabriele lo guardò con un occhio talmente carico di dispetto, che il padre lo rimarcò a volta sua, ed i loro sguardi s’incrociarono. Don Gabriele si fece ardito, ed avvicinandosi con passo precipitoso innanzi al confessionale, dimandò:

— Reverendo, io cerco del padre Piombini. Mi han detto che confessa in questa scatola; ma...

Si fermò. Il gesuita lo squadrò da capo a piedi