Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/437

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concesso due o tre ore di delizie e lasciato al suo amante una di quelle memorie, cui nella vita nulla cancella, nulla attenua.

Il P. Piombini non venne.

L’agonia della povera creatura fu atroce. Non pertanto ella non si pentì, non invocò soccorso. Al contrario, spiegando il ritardo del P. Piombini per un disastro sopravvenuto, il suo desiderio di morte aumentò.

All’alba dell’indomani, Concettella entrando nella camera, trovò Bambina morta sul letto di suo fratello, i lineamenti composti, il viso calmo, come se ella si fosse addormentata dopo una insonnia tempestosa. Concettella si spaventò, ma non sospettò neppure del suicidio della fanciulla. Ella si disse:

— Ahimè! ci lamentiamo del dolore? ma no, è la gioia che uccide!

Don Gabriele, non curò cavarla di errore.

Il parroco che intravide forse la verità, si guardò bene dal farne motto. Imperocchè, denunziare la faccenda alla polizia gli era un consegnarle il cadavere; e non più cadavere, non più funerale, non più guadagni. Il santo uomo si tacque.

Bambina disparve come una visione angelica: al risveglio nella realtà della vita! Ella era passata senza strepito, come i nobili e grandi sacrifizi. Forse, quando la sua agonia solitaria cominciò, quando il morsicare del tossico la contorse, ella agognò di avere al suo capezzale una figura amica, degli sguardi in lagrime, delle labbra che con il magnetismo della parola e del bacio