Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/438

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l’avessero calmata. Morire prima dei venti anni l’anima assetata dell’incognito infinito dell’amore, in mezzo agli apparecchi della gioia che manca all’appello, morire sola, di sua mano, per distornare la folgore da un capo venerato, sotto le mine di tutti i disinganni, vedendo la felicità, come dal fondo della valle immersa di già nella notte si vedono gli ultimi raggi del sole arroventare i picchi delle montagne, morir così è spaventevole! gli è un morire del corpo, dell’anima, nel passato, nell’avvenire. Bambina sentì forse nel suo interno questo grido della vita che implorava grazia, intravedendo il vago immenso della speranza che si gonfiava e sollevava in lontananza. Ella non cedè, non fece appello alla mano che avrebbe potuto salvarla. Si ripeteva invece con terrore: Me vivente, egli sarebbe a me ed essi l’ucciderebbero! Spirò su questo pensiero, ed il sorriso, all’idea ch’ella lo avesse salvo, fiorì sul suo sembiante.

Don Diego, trovando la sua casa vedova del raggio che la illuminava, si sentì fulminato. Vi sono dei dolori che esasperano, dei dolori che schiacciano, dei dolori che lacerano i nervi e colpiscono il cervello. Don Diego ascoltò il racconto che gli fece Concettella in lagrime, come un uomo le cui facoltà intellettuali sono annientate. Di un pallore livido, gli occhi fissi, le pupille devaricate e senza sguardi come colpite da amaurosi, le sopracciglia arruffate, immobile, insensibile, la bocca semichiusa e senza respiro, l’orecchio teso come qualcuno che crede udire un rumore che pur non ri-