Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/442

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di venirmi ad informare, non appena di ritorno da Roma, del colloquio che avete avuto col papa?

— Supplico V. M. di scusarmi, rispose Don Diego con calma e dignità. Mettendo il piede in casa mia, vi ho trovato un disastro che mi ha annientato.

— Che disastro?

— Mia sorella si era suicidata.

Il re ebbe una scossa. Poi susurrò come si parlasse da solo:

— Ella diceva dunque il vero!

Seguì un silenzio di qualche minuto, durante il quale Don Diego credè avvedersi dal movimento delle labbra del re ch’ei recitasse una qualche preghiera. Poscia soggiunse:

— Quale è stata dunque l’ultima conversazione che avete avuto con Sua Santità? Pio IX n’è stato forte offeso e me n’ha fatte presentare delle rimostranze.

Don Diego raccontò la verità nei suoi minimi particolari. Il re ascoltò, contorcendosi sulla sua sedia. Don Diego vedeva spuntare un’esplosione formidabile.

E’ s’ingannava.

— Io vedo, sclamò Ferdinando, che se noi fossimo ancora ai tempi del marchese Tanucci e ch’e’ bisognasse avere ancora delle lotte di supremazia con la Santa Sede, per la sua superiorità sul Regno, noi potremmo contare su voi. Grazie. Io amo i lottatori.

— Vostra Maestà può contare sulla mia indipendenza, rispose Don Diego con modestia. Io era