Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/448

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a volgere le spalle a questa Napoli infame ove ella aveva tanto patito, tanto pianto, questa Napoli che l’aveva vista nuda, ove ella non aveva neppure trovato il covo ed un tozzo di pane.... Ma ella amava Don Diego adesso. Quella casa scura, sporca, attristata, fredda, ove ella era arrivata in cenci, che l’aveva veduta umiliata, ove tante lagrime bagnavano ancora il solaio, ove la morte libravasi ancora, questa casa, domani, sarebbe per lei un ricordo orribile, e null’altro che questo.

Concettella faceva dunque i fagotti e sollecitava le ore della notte che dovevano condurle un domani sì raggiante.

Don Diego, al contrario, era ricaduto nella sua nera tristezza, pieno di presentimenti sinistri. Sua sorella regnava più che mai nel suo cuore e riempiva quella desolata dimora. Ogni mattone, ogni angolo, ogni gobba o squarcio del soffitto e della carta, ogni cencio rimosso, dovunque egli arrestava lo sguardo, tutto gli richiamava alla memoria Bambina, angelo dell’abnegazione. Egli non poteva decidersi ad abbandonare quello spazio ove fluivano le fibre dell’anima dell’amata creatura. Egli arrossiva di accoppiare nel suo cuore la memoria di quel cherubino di purezza con l’amore per Concettella. Ne aveva rimorso, e si trovava infame. Laonde e’ voleva impregnarsi e saturarsi quel più che poteva di quest’aria ove l’anima di sua sorella aleggiava forse ancora, raccogliersi nella meditazione e nel silenzio, abbeverarsi di lagrime e vegliare quest’ultima notte nella solitudine e nella preghiera.