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I due studenti avanzavano. Campobasso ne prese uno per le orecchie, e gli applicò, senza dir verbo, parecchi schiaffi sul viso. Poscia prese l’altro della medesima maniera e gli regalò la stessa correzione.
— Briganti! gridò egli in seguito, perchè non siete voi andati alla congregazione domenica scorsa?
— Mio fratello era ammalato, rispose il più giovane degli studenti, ed io restai a casa per accudirlo.
— Voi mentite, urlò il commissario. Voi siete due empi e mal pensanti. Il priore della congregazione si lamenta di voi. Non confessione, distratti alla messa, poco rispetto verso monsignor Scotti.... E poi, e poi, cosa sono codeste setole che portate sulle labbra?
I due giovanotti non risposero. Campobasso li riprese per le orecchie e, scuotendoli con violenza, strappò loro come potè la neofita lanuggine delle labbra.
— Dei mustacchi dunque? dei segni di libertini? Peste e sangue! noi vedremo codesto. Don Severio!
L’ispettore chiamato comparve.
— Un barbiere, all’istante. Fate radere fino al sangue questi due galuppi e metteteli in segreta, a digiuno. Andate! soggiunse egli poi allungando un calcio alle spalle dei due disgraziati giovanotti, pallidi come due statue d’avorio.
Dopo ciò, come se nulla avesse fatto, Campo-