Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/91

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Nella scelta che gli si proponeva era implicata l’esistenza di sua sorella come la sua: la quistione morale si complicava di una quistione di vita o di morte. La scelta sarebbe stata libera, se si fosse trattato da lui solo: non l’era più dal momento in cui l’onore, la vita, l’anima, l’avvenire di Bambina vi erano compresi. Gli si domandava, inoltre, un’eccezione unica alla regola, ovvero quell’abbominevole governo gli proibiva di divenire l’esempio solenne di un prete, colpito dal vescovo ed assolto dalla società, condannato a morte dal potere spirituale e salvo dalla società laica? Il governo si credeva nel suo diritto mettendo in atto l’editto dell’interdetto episcopale, quando non poteva vantarsi d’aver fatto grazia ad un amico, ad un fedele, ad un complice, ad uno strumento.

Don Diego si trovò, senza saper come, nella Villa Reale, assiso sul muro che corre sul mare. La sua testa era abbattuta, le gambe penzolavano, le braccia s’incrociavano sul petto: meditava e piangeva. Sentì le sue guance molli a sua insaputa, quando il tramonto lo fece avvedere che era colà da parecchie ore. Si levò allora, passò le mani sul volto, che si addolcì.

Aveva egli risoluto il suo problema?

Bambina fu stupita a veder suo fratello quasi gaio. Mangiò molto, e si divertì a far delle pallottole di mollica di pane, pensando Dio sa che. S’informò di Don Tiberio e scherzò su i suoi vicini. Infine condusse sua sorella ad udire la musica innanzi al palazzo reale e la ricondusse in carrozza dopo averle fatto bere un sorbetto della regina. Bambina gli disse: