Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/293

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— Allora, bisogna liquidare ed aspettare.

— Si liquida pagando. Avete voi un mezzo per pagare?

— No. A meno che...

— A meno che? — obiettò il duca.

Il dottore si alzò per partire borbottando:

— No: voi nol fareste. Ciò sarebbe assurdo.

— Ma infine, che cosa — dimandò il duca.

— Che cosa? — ripetè il dottore lentamente, camminando verso l’uscio.

— Dite dunque?

— Ebbene, — sclamò il dottore, volgendo il bottone della porta...

Tob, che aveva ascoltato questa conversazione alla toppa, dovè allontanarsi e non udì le ultime parole.

Vide partire il dottore, ed il suo padrone, restato sulla soglia come pietrificato, accompagnarlo d’uno sguardo senza vista, gli occhi sbarrati o smarriti.

Quando il duca ebbe richiusa la porta, Tob ritornò al suo osservatorio. Tenne il suo occhio incollato al buco della toppa un’ora al meno. Poi rinculò come sbigottito, allampanato. Si fregò gli occhi, dubitando quasi di avere ben visto. Ritornò al posto, guardò ancora, sembrò turbatissimo... e corse fuggendo da madama Thibault.

Qualche minuto dopo, questa mandava il suo lacchè di sala al principe di Lavandall con una lettera urgentissima.

Leggendo quella lettera, il principe trasalì sulla sedia. Un lampo strano traversò la sua figura. Si riassise. Appoggiò la sua fronte alle sue mani per riflettere con più comodo.

Qualche minuto di poi, e’ parve aver presa una decisione, perchè scrisse due lettere a due suoi amici, il conte di Kormoff ed il principe di Storkine.

Forse pure li invitava alla sua festa — e niente altro che questo!


Alle dieci della sera, Vitaliana era di già pronta. Sembrava felice — bianca, bella come un angelo che presenta a Dio un’anima cui à salvata! Pensava ella forse che a quella festa rivedrebbe Adriano, il quale, dopo la sua confessione ed il suo bacio, non aveva più dato segno di vita?