Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/352

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— Non ne avete dunque mica abbastanza di guai reali, che ve ne create tanti con l’immaginazione? — dimandò il dottore.

— L’immaginazione non alloggia in casa mia. Gli è il fatto materiale che mi schiaccia. Avevo una posizione: me ne cacciano! Avevo una casa: me ne esiliano! Avevo credito: è distrutto! Avevo dei documenti che mi potevano permettere di forzare le porte del favore e scongiurare la disgrazia: me li ànno rubati! Avevo un’amante: me l’ànno sedotta, e se ne vola con l’ultimo mio scudo! Avevo una moglie: si mette al suo capezzale una pistola, ed una spada per interdirmene l’approccio. I miei famigliari sono spie. La mia casa un Calvario... E, malgrado ciò, bisogna che fra due settimane io la lasci!

— Cazzica! se v’incomodate qualcuno!

— Oh! che notti sono le mie, dottore! Vagabondo per Parigi, tanto che io non mi caggia spossato. Io cionco senza potermi ubbriacare ed obliare! Ritorno a casa inzaccherato, lasso, infetto. Credo che quel letto, il quale, ieri ancora mi offriva il sonno, mi tenda le braccia: la disperazione vi si apposta, l’insonnia vi sibila di tutti i suoi serpenti! Le tenebre sono implacabili: non vi è fantasma che non vi sputi le sue furie. Io mi alzo scacciato dall’incubo delle visioni, dei desideri, dei delirii, dei rimorsi, della gelosia... tutto il mondo dell’inferno si rizza sulla mia fronte! Ed io vo, corro, urto a tutti gli angoli, investo tutti i mobili, mi rotolo sul tappeto, striscio, mi trascino fino alla porta di lei... Dessa è chiusa! Ella è rinchiusa! Ma io odo quella respirazione dolce, calma, eguale, talvolta un piccolo gemito... La pace è colà!... forse anco un’anima che pronunziò la sua finale sentenza — e trova il riposo nella risoluzione estrema. Guardo attraverso il buco della serratura quel nido rischiarato da una luce d’ambra... Ecco le sue vesti; ecco la psiche che la rifletteva or ora, facendosi bella per un altro; ecco le sue calze, le sue pantofole... Ella sogna... delle parole le sfuggono dal cuore... Io brucio ed i miei piedi sono nudi, il mio petto è nudo, appena se sono coverto... Vado a picchiare? vado a chiamare? vado a torcermi alle sue ginocchia e gridare: grazia!?... Oh! giammai! Tre parole implacabili sono nella sua bocca: codardo, ladro, infame! Me ne fuggo