Pagina:Pietro Gori - Alarico Carli. Un galantuomo, un valentuomo, un patriotta, 1900.djvu/19

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meridiano e il sole, la fatica e la fame avevan stancato in modo i lavoranti, che mi lasciarono con due solamente. L’ingegnere predicava che ci spicciassimo e noi a lavorare e a predicare che soli non potevamo andare avanti. Verso le 5 e mezzo cominciai a non poterne più, perchè il sole mi aveva come impazzato. Andai alle capanne dei miei compagni e mi sdraiai, ma non ti so dire come stessi. Stamattina svegliato mi son trovato bene, meno un po’ di dolor di capo e un po’ di confusione. Ieri l’altro ci siamo trovati ad un fuoco continuatissimo di tre ore e mezzo assaliti da tre parti. Ora posso dire di essermi trovato alla guerra. Sentite tutto. Verso mezzogiorno, lungo la strada, comparve una bandiera bianca con uno stuolo di baionette che cuoprivano moltissima strada. Si avvicinava adagio adagio. Noi andammo sotto l’arme, aspettando dalle feritoie dei muri delle case e dalle finestre assegnate, che ci fosse comandato il fuoco. Alla fine verso il tocco arrivarono i tedeschi vicinissimi a noi e cominciarono a tirar cannonate. Mezza la mia compagnia, fra i quali io, era schierata davanti la chiesa un 200 passi dietro i cannoni nostri. Dapprima non ne indirizzavano una e andavano a lato destro o sinistro. Alla fine cominciarono a fischiare sulla nostra testa. Pochi passi da noi fra i cannonieri spolveravano, ed i cavalli del treno che non volevano star fermi tirarono nel mezzo della strada un pover uomo che li teneva, nel momento in cui avevan tirato una palla che staccò quasi di netto una gamba al pover uomo. Un’altra palla offese un cavallo in modo che bisognò ammazzarlo. A questo punto il Giovannetti chiamò a sè noi ch’eravamo nella strada, una compagnia di fucilieri ed un’altra di napoletani, e ci condusse lungo la strada dell’attacco pei campi a sinistra, mentre altri si avanzavano a destra per tentare di metterli in mezzo. Non ti so dire come fischiassero le fucilate e le cannonate perchè bisogna che tu sappia che nello stesso tempo erano stati attaccati i nostri tanto a Curtatone che a S. Silvestro. I Napoletani che eran meco si distesero in bersaglieri, e ciò, come sentirai, rovinò l’impresa.

I nostri cannoni facevano molto più danno perchè a mitraglia, e anche i nostri fucili dalle feritoie non facevano di meno. Si erano avanzati sotto il cannone i nemici a tiro di fucile colla cavalleria per caricare i nostri cannoni, ma due colpi bene indirizzati dal tenente Mosel li costrinsero a retrocedere con grave perdita di cavalli. In questo tempo noi eravamo stati sempre nascosti ai fianchi di loro, ma i Napoletani, invece di aspettare il comando di Giovannetti, co-