Pagina:Piola - Lettere di Evasio ad Uranio.djvu/102

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Alziamo, o Uranio, gli sguardi a contemplare l’opera del quarto giorno: e seguendo le vie della luce fissiamoli arditamente nella struttura de’ cieli. Ci abbisogna dapprima tutta la forza della nostra mente per reggere all’idea dell’ampiezza degli spazi, e delle distanze. Noi che acquistiam da fanciulli l’idea della grandezza tra il recinto di anguste mura e sull’estensione di pochi passi, duriamo uno sforzo ad ingrandire il nostro concetto, quando da qualche eminenza ci si affaccia una vasta pianura o l’aspetto del mare. Che se dopo aver considerato il diametro del nostro globo, rimpetto a cui l’altezza delle montagne diventa come nulla, passiamo a considerare quello di un corpo mille volte più voluminoso, come Giove, di un corpo maggiore un milione di volte, come il Sole, sentiamo il bisogno di prendere unità di misure diverse dalle terrestri per non opprimerci la mente col concetto di numeri grandissimi. Ed ecco che progredendo nello studio del cielo passiamo a considerare i diametri delle orbite de’ pianeti, e allora ci troviamo da capo a formarci l’idea delle lunghezze, perchè i diametri dei corpi mondani si considerano il più sovente nella teorica come nulli rimpetto a quelli. Se non che se ci avvisiamo di passare dall’osservazione de’ pianeti a quella delle