Pagina:Piola - Lettere di Evasio ad Uranio.djvu/36

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applicare alle scienze morali, sono ben lungi d’intendere l’applicazione di quel metodo geometrico, che usato precipuamente in quei libri, ove si tratta per sintesi delle proprietà dell’estensione, venne anche da chiarissimi autori adoperato in molte altre questioni filosofiche niente affini colla Geometria. Un tal metodo non è in rigore, se non il dettato di una fina dialettica, onde in poche parole si serrino i ragionamenti, e si dirigano con tutta la loro forza per la via più breve a convincere l’intelletto. Egli è indubitato, come ben lo sentiva il Metafisico Inglese, ch’esso deve il suo perfezionamento alla Geometria, dove avendo ritrovato un soggetto in modo egregio alla sua indole conforme, si educò, e crebbe in vigore dietro il lungo uso delle scuole, e delle accademie: ma è pure certissimo, ch’esso non è colla Geometria così intrinseco, che non potesse nascere, e sussistere senza di esso. Quindi non è meraviglia, se in qualche argomento proprio delle scienze morali, il metodo geometrico riuscì per avventura il più idoneo: per tacere di molti, citerò io in un unico esempio l’opuscolo sull’immaterialità dell’anima, di cui l’Italia va debitrice ad un Geometra illustre, sulla cui tomba s’ode da due anni il compianto dei veri amici dell’onor nazionale, ed insieme (è glorioso il dirlo) degli amici della Religione.