Pagina:Piperno - Della superstitiosa noce di Benevento.djvu/28

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Parte Prima. 15

minevole peccato; delche essendosi grandemente turbato il Duca gli domandò come lo sapeva, e dicendoli il Santo Vescovo,[D. Ovidio de Lucijs nella vita di S. Barbato] che la divota Teodorinda sua moglie per far, che lui si emendasse da un sì grave fallo, non pure gli lo havea detto, ma anche consegnato il simulacro; per il che il Duca confuso non sapea che dirsi; et havendo questo ragionamento inteso un suo Cameriero, persona molto di lui intrinseca; se gli accostò dicendoli, che se la moglie sua li havesse usato tanto ardire l’harebbe ammazzata; dalle quali parole sdegnato il Santo maledisse quel Cavaliero, et ad un tratto spiritò, enrrandoli un Demonio adosso; et in quella miseria continuorno i suoi posteri; onde publicatosi il successo per la Città fu causa, che non solo il Duca, ma tutto il popolo si ravvedesse maggiormente di un tale errore; et il Santo Vescovo di quel Simulacro del Serpente d’oro ne fè fare un bellissimo calice, che sino al presente si conserva nell’Arcivescovato di Benevento con somma veneratione; e tutto questo fatto stà compreso nel seguente Hinno di San Barbato, che ci è par-