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caratteri e materia dell'umorismo 157

cadrà in questo terreno, e sorgerà, e si svilupperà nutrendosi dell’umore di esso, togliendo cioè da esso condizione e qualità. Ma la nascita e lo sviluppo di questa pianta debbono essere spontanei. Apposta il germe non cade se non nel terreno preparato a riceverlo, ove meglio cioè può germogliare. La creazione dell’arte è spontanea: non è composizione esteriore, per addizione d’elementi di cui si siano studiati i rapporti: di membra sparse non si compone un corpo vivo, innestando, combinando. Un’opera d’arte, in somma, è, in quanto è «ingenua»; non può essere il risultato della riflessione cosciente.

La riflessione, dunque, di cui io parlo, non è un’opposizione del cosciente verso lo spontaneo; è una specie di projezione della stessa attività fantastica: nasce dal fantasma, come l’ombra dal corpo; ha tutti i caratteri della «ingenuità» o natività spontanea; è nel germe stesso della creazione, e spira in fatti da essa ciò che ho chiamato il sentimento del contrario.

Ben per questo ho soggiunto che l’umorismo potrebbe dirsi un fenomeno di sdoppiamento nell’atto della concezione. La concezione dell’opera d’arte non è altro, in fondo, che una forma dell’organamento delle immagini. L’idea dell’artista non è un’idea astratta; è un sentimento, che divien centro della vita interiore, si impadronisce dello spirito, l’agita e, agitandolo, tende a crearsi un corpo d’immagini. Quando un sentimento scuote violentemente lo spirito, d’ordinario, si svegliano tutte le idee, tutte le immagini che son con esso in accordo: qui, invece, per la riflessione inserta nel germe del sentimento, come un vischio maligno, si sveglian le idee e le immagini in contrasto. È la condizione, è la qualità che prende il germe, cadendo nel terreno che abbiamo più su descritto: gli s’inserisce il vischio della riflessione; e la pianta sorge e si veste d’un verde estraneo e pur con essa connaturato.