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l’umorismo e la retorica 59

prendere i mediocri? perchè dobbiam guardare così taineanamente all’ingrosso, senza distinguere? Arte falsa, quella dell’Ariosto?

Buttando via in un fascio i mediocri, e affrontando i veri poeti, ci accorgeremo subito di fare una questione di contenuto e non di forma, una questione dunque estranea all’arte. Ma questo stesso contenuto, che fa tanto dispetto, come fu assunto dai poeti veri, da coloro che ebbero innegabilmente uno stile, e dunque originalità e intimità? Non c’è proprio nulla che riempia il vuoto che ci si vuol sentire? Non c’è l’ironia di questi poeti? E perchè non si vuol riconoscere il valore positivo, sottinteso, di questa ironia? Itali rident, sì, ma con questo riso si cacciò il Medio-evo; e quanto fiele sotto a questo riso! E che ha di diverso questo riso in Erasmo di Rotterdam in Ulrico di Hütten? Perchè si disconosce soltanto nei nostri questo valore positivo dell’ironia e si riconosce invece negli stranieri? si disconosce in Pulci e nel Folengo, per esempio, e si riconosce in Rabelais? Forse perchè questi ebbe l’accortezza d’invitare i lettori a imitare il cane innanzi all’osso, e quegli altri no? «... Vites-vous oncques chiens rencontrans quelque os médullaire? C’est, comme Platon dit (lib. II De Rep.), la bête du monde plus philosophe. Si vû l’avez, vous avez pû noter de quelle dévotion il le guette, de quel soin il le garde, de quelle ferveur il le tient, de quelle prudence il l’entomme, de quelle affection il le brise et de quelle diligence il le succe. Qui l’induit à ce faire? Quel est l’espoir de son étude? Quel bien prétend-il? Rien plus sinon qu’un peu de moüelle».

E l’osso gettato dal Rabelais ai critici è stato difatti spiato con devozione, preso con cura, tenuto con fervore, scalfitto con prudenza, spezzato con affetto e succhiato con diligenza. E perchè non così quelli del