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302 | maschere nude |
il male di quella tua vita, quanto piú tu eri migliore. Te n’ho ritratta io da quel male, ma pigliandomelo tutto, insieme con te, e portandomelo a casa, qua in prigione, per scontarlo insieme con te, come se lo avessi commesso anch’io; e sentendomene divorare, sempre vivo, mantenuto sempre vivo da quello che so di tua madre e delle tue sorelle!
Mommina. Io non ne so piú nulla!
Nenè (dal bujo, insorgendo). Oh vile! Adesso le parla di noi!
Verri (gridando, terribile). Silenzio! Voi qua non ci siete!
La signora Ignazia (venendo verso la parete, dal bujo). Belva, belva, te la tieni addentata, lí dentro la gabbia, a dilaniarla.
Verri (toccando la parete due volte con la mano, e due volte, al tocco, rendendola visibile). Questo è muro! Questo è muro! Voi non ci siete!
Totina (venendo anche lei, con le altre verso la parete, aggressiva). E te n’approfitti, vile, per dirle vituperii di noi?
Dorina. Eravamo alla fame, Mommina!
Nenè. Avevamo toccato l’ultimo fondo!
Verri. E come ve ne siete rialzate?
La signora Ignazia. Canaglia! Osi rinfacciarlo, tu che la stai facendo morire disperata!
Nenè. Noi godiamo!
Verri. Vi siete vendute! Disonorate!
Totina. E l’onore che le hai conservato, come glielo stai facendo scontare?
Dorina. La mamma ora sta bene, Mommina! Vedessi come sta bene! Com’è vestita! che bella pelliccia di castoro!
La signora Ignazia. Merito di Totina, sai! divenuta una grande cantante!
Dorina. Totina La Croce!
Nenè. Tutti i teatri la vogliono!
La signora Ignazia. Feste! Trionfi!
Verri. E il disonore!
Nenè. Viva il disonore! se l’onore è questo che tu dài a tua moglie!
Mommina (subito, con impeto d’affetto e di pietà, al marito che s’accascia con le mani sulla testa). No, no, non lo dico io, questo, non lo dico io; non rimpiango nulla io...
Verri. Vogliono farmi condannare...