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Pagina:Pirandello - Maschere nude, Volume I - Verona, Mondadori, 1965.djvu/910

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896 maschere nude

io atutto! Lei vada a letto, che ci sono qua io! Vada, vada, che io torno subito; faccio presto...

Via per la comune.

Ersilia resta un po’ seduta, si guarda intorno come smarrita, poi reclina il capo da un lato, disperatamente stanca. Ma respira male; si passa una mano sulla fronte ghiaccia; ha paura di sentirsi di nuovo mancare; si alza; va ad aprire una finestra. I rumori della via, col sopravvenire della sera, si sono prima diradati, poi son quasi cessati del tutto. Una frotta di giovinastri passa, schiamazzando; uno canta sguajatamente una canzonetta sentimentale: “Mimosa”; ma il canto a un tratto si spezza tra sghignazzate e urla. Ersilia che è tornata a sedere presso la tavola, aspetta che la frotta di quei giovinastri s’allontani e che i rumori sguajati giú cessino; e dice con gli occhi sbarrati, quasi senza voce:

Ersilia. La strada...


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