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I GALLETTI DEL BOTTAIO [1]
truggevasi la moglie del bottaio Marchica dal desiderio di desinare una volta sola almeno, nelle feste, in compagnia del marito, il quale ogni anno, il primo dí e a Carnevale, a Pasqua, a Natale, era solito di raccogliere intorno alla sua tavola parenti e amici con vivo rincrescimento della moglie, anzi a suo marcio dispetto.
Aveva la buona donna quest’anno, per Natale, allevati due bei galletti; e mostrandoli al marito, la vigilia, disse:
— Guarda che bei galletti! Se mi dài parola, che domani non inviterai nessuno a desinar con noi, io stirerò loro il collo, e vedrai come son brava in arte magirica! Avrai un manicaretto da re.
Il bottaio promise; e la moglie tutta contenta.
Venne la dimane, e il bottaio, vestito da festa, salutò la moglie prima d’andare a messa.
— No, marito mio; abbi pazienza: tu oggi non uscirai di casa. Son sicura, che se affacci il naso alla porta, mi tiri in casa qualcuno. Di messa, te ne basta una, quella di questa notte.
— Ma io ti prometto...
— Non sento promesse! Qua, a me, il berretto; oggi starà sotto chiave.
Il bottaio sospirò, e diede alla moglie il berretto.
Seduto nella cucinetta, e rimirando la moglie piú vispa del solito, accesa in volto dal calore del fuoco sotto la pentola, stretta la vitina da una veste nuova, a fiorami, protetta dal mantile, egli pensava: «Ha ben ragione, la poverina! È cosí dolce star soli insieme, nell’intimità, senza visi estranei a tavola, che ti tengan sospeso, non abbia tu bene soddisfatti i loro gusti... È tanto carina
- ↑ Da Cenerentola, «giornale pei fanciulli» diretto da Luigi Capuana