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128 | Novelle per un anno. |
— Che muoja qui, di fame, di sete? — riprese ella, col volto tutto strizzato dalla compassione e dall’orrore. — Perchè è vecchio? perchè non serve più? Ah, povera bestia! che infamia! che infamia! Ma che cuore hanno codesti villani? che cuore avete voi qua?
— Scusami, — diss’egli, alterandosi, — tu senti tanta pietà per una bestia....
— Non dovrei sentirne?
— Ma non ne senti per me!
— E che sei bestia tu? che stai morendo forse di fame e di sete, tu, buttato in mezzo alle stoppie? Senti.... oh guarda i corvi, Nino, su.... guarda.... fanno la ruota.... Oh che cosa orribile, infame, mostruosa.... Guarda.... oh, povera bestia.... prova a rizzarsi! Nino, si muove.... forse può ancora camminare.... Nino, su, ajutiamola.... smuoviti!
— Ma che vuoi che gli faccia io? — proruppe egli, esasperato. — Me lo posso trascinare dietro? caricarmelo su le spalle? Ci mancava il cavallo, ci mancava! Come vuoi che cammini? Non vedi che è mezzo morto?
— E se gli facessimo portare da mangiare?
— E da bere, anche!
— Oh, come sei cattivo, Nino! — disse Ida con le lagrime agli occhi.
E si chinò, vincendo il ribrezzo, a carezzare con la mano, appena appena, la testa del cavallo che s’era tirato su a stento da terra, ginocchioni su le due zampe davanti, mostrando pur nell’avvilimento di quella sua miseria infinita un ultimo resto, nel collo e nell’aria del capo, della sua nobile bellezza.
Nino, fosse per il sangue rimescolato, fosse per il dispetto acerrimo, o fosse per la corsa e per il sudore,