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Pagina:Pirandello - Novelle per un anno, Volume XIII - Candelora, Verona, Mondadori, 1951.pdf/106

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106 LUIGI PIRANDELLO

aperta seguiva il chiacchierío fitto, volubile della padroncina malata.

Sentiva bene la Dolly che il giuoco realmente lo faceva Nenè, quantunque finora non avesse aperto bocca. Con la sua maraviglia intenta e muta dava un’anima nuova a quelle sette bambole sedute sul lettino come damine in visita, e un nuovo piacere, a lei, nel farle muovere e parlare. Da tanto tempo, infatti, quelle sette bambole per Dolly quasi non vivevano piú: erano pezzi di legno, testine di cera o di porcellana, occhi di vetro, capelli di stoppa. Ma ora riavevano anima, un’anima nuova, e rivivevano una nuova vita maravigliosa anche per lei, quale ella non avrebbe mai immaginato di dar loro, un’anima, una vita che prendevano qualità appunto dalla maraviglia di Nenè, ch’era maraviglia di servetta. Le faceva perciò parlare come signorone del gran mondo, piene di capricci e di moine, press’a poco come parlavano le amiche di mammà.

Ecco: questa era la contessina Lulú che guidava da sé la sua auto, fumava sigarette col bocchino dorato e gridava sempre, agitando in aria un dito minacciosamente:

— Moringhi, Moringhi, se scappi ti raggiungo!

Chi era Moringhi? Un mago? Chi sa! Forse un amico di mammà anche lui, un amico di tutte le amiche di mammà; ma il nome, a quel grido, si rappresentava a Nenè come quello d’un mago, poiché la Dolly diceva che era amico specialmente di quell’altra bambola lí, di Mistress Betsy.

All right, thank you!

No, no, senza ridere! Parlava sempre inglese, Mistress Betsy. Con mammà, con tutti. E andava sempre a cavallo -op! op! -mica a sedere però: con le gambe aperte, cosí... come i maschiacci, brutta scostumata! E spesso cadeva; e una volta, alla caccia della volpe, s’era ferita qua allo zigomo, ecco. Oh, le stava bene, brutta americanaccia! Mostrava a tutti le sue ferite di cavallerizza, al petto, alle spalle, anche alle gambe; e quando stringeva la mano faceva male.

All right! Thank you!

E quest’altra? Ah quest’altra qui, che ridere! Roba,