Vai al contenuto

Pagina:Pirandello - Novelle per un anno, Volume XIII - Candelora, Verona, Mondadori, 1951.pdf/109

Da Wikisource.

pareva anche a Nenè. Certo, la mamma parlava ora e guardava e sorrideva e gestiva come una signora, come la mamma di Dolly appunto, e a lei non pareva piú la sua mamma.

— Ma, no, via, signorina! Ma le pare? Ma neanche per sogno! Una bambola cosí bella a questa mia povera Nenè!

Ma ecco, la signora le prendeva un braccino, poi le posava sul petto la bambola, quella Marchesina Mimí, e poi sulla bambola le ripiegava il braccino perché la reggesse forte.

― Grulla, e non si ringrazia nemmeno? Su, come si dice?

Nulla. Non poteva dir nulla, Nenè. E non osava nemmeno guardare quella bambola marchesina contro il suo petto, sotto il suo braccino.

Se n’andò via come intronata, gli occhi sbarrati, senza sguardo, la boccuccia aperta, e coi capelli che le si rizzavano sotto il nastro color di rosa, quanto piú la madre cercava d’assettarglieli sul capo. Scese le scale, attraversò tante vie e si ridusse alla catapecchia, ove abitava col padre, senza veder nulla, senza sentir nulla, quasi alienata d’ogni senso di vita.

Le viveva invece lí sul petto, stretta sotto il braccio, quella bambola meravigliosa; d’una vita incomprensibile però, quale le sbarbagliava ancora nella mente attraverso il chiacchierío fitto e volubile della padroncina malata. Oh Dio, se quella bambola parlava col linguaggio che le aveva messo in bocca la Dolly, come avrebbe fatto lei a comprenderla?

— Moringhi, Moringhi, se scappi ti raggiungo!

Ah, Moringhi, certo, non sarebbe venuto lí nella catapecchia a trovare la marchesina Mimí, e nessuna delle amiche sarebbe venuta. E le sigarette col bocchino dorato? e le palline d’argento profumate? e i cavallini veri, i cavallini vivi, piccoli piccoli?

Non le s’affacciava neppur per ombra alla mente che avrebbe potuto giocarci, con quella bambola. Servirla, sí, avrebbe potuto servirla; ma come, se non sapeva nemmeno