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Pagina:Pirandello - Novelle per un anno, Volume XIII - Candelora, Verona, Mondadori, 1951.pdf/112

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condata da tutti i suoi agi, da tutto il suo lusso, sarebbe stata a malincuore, senza piú visite d’amiche, né di Moringhi, né passeggiate a cavallo. E, per sfogarsi, certo l’avrebbe comandata a bacchetta.

— Pronto il bagno?

— Ecco, un momentino, signora Marchesina...

— Ma il mio bagno dev’esser pronto subito, appena mi alzo! Che fate? Datemi adesso il mio cioccolato e i biscottini! La mia vestaglia, subito!

— Quale, signora Marchesina? Quella rossa? quella gialla? quella con gli ombrellini giapponesi?

— No, quella viola! Non lo sapete?

— Subito, signora Marchesina, eccola qua.

Vedeva, con gli occhi sbarrati, quel suo sogno là in quell’angolo incantato, Nenè, e parlava sola cosí da un pezzo, forte e imperiosa per conto della marchesina Mimí, umile e inchinevole per sé, da servetta amorosa che compatisce i capricci della padroncina tiranna; allorché, tutt’a un tratto, con un brivido di terrore alla schiena, vide una manaccia scabra, enorme, allungarsi sul suo capo e ghermire la bambola su la panchetta.

Insaccò la testa; poi, allibita, arrischiò di su la spalluccia, con la coda dell’occhio, uno sguardo.

Suo padre, dietro a lei, con un ghigno su le labbra ispide, guatava la bambola fragile in quella sua manaccia scabra e scrollava il capo, ripetendo:

— Ah, sí? ah, sí?

Con l’anima oppressa d’angoscia, gli vide levare l’altra mano, afferrare con due dita la falda del cappellino alla bambola, dare uno strappo violento.

Soffocò un gemito involontario.

Insieme col cappellino se n’era venuta la testa. E quella testa col cappellino e il busto decapitato, due strazii orribili, informi, volarono via per la finestra presso il tetto, accompagnati da un calcio e da una esclamazione rabbiosa:

— Su, in piedi! Non voglio signore, io, per casa!