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Ebbene, appunto perciò, forse, il maestro Aldo Sorave se l’era sposata. Pur non di meno ella credeva, era sicurissima d’aver condiviso per vent’otto anni la vita del marito, dapprima tempestosa, zingaresca, in viaggi affannosi da un paese all’altro, con la lingua fuori come una povera cagnetta dietro l’ansia smaniosa di lui che voleva a ogni costo raggiungere la mèta; poi — nata la figliuola — un’altra vita, non mai placida veramente, ma certo meno irrequieta, quella che seguiva ai ritorni di lui dopo i trionfi o d’un giro di concerti o d’una stagione musicale diretta in questa o in quella città; finché, conquistata solidamente con la fama l’agiatezza, egli non s’era stabilito a Roma. Qua la figliuola éra cresciuta, bionda e bellissima, in mezzo all’inebriante fulgore d’arte di cui era circondato il marito. Ma un bel giorno, chi sa come, chi sa perché, rovesciando tutti i disegni ambiziosi del padre, s’era invaghita d’un giornalista, brutto e quasi vecchio; aveva voluto sposarlo, e se n’era andata in America, a Buenos Aires, dove al marito era stata offerta la direzione d’un grande giornale italiano. Tre mesi appena dopo quelle nozze, il padre, che aveva negato fino all’ultimo il consenso e non aveva voluto rivedere la figliuola neanche prima della partenza per l’America, era morto di crepacuore.
Un gran dolore, sí, oh un gran dolore per la signora Moma l’allontanamento di quell’unica figliuola; e la piú grande delle sciagure era stata poi per lei la morte del marito. Ma — ecco — che proprio proprio, con quell’allontanamento e con questa morte, fosse tutto finito, come se ella non fosse rimasta lí come se non fosse rimasta la casa, tal quale, per l’agiatezza in cui la aveva lasciata il marito, la signora Moma non riusciva ancora a capacitarsi.
Certo, la vita d’un tempo, quella fervida vita, cosí bruscamente interrotta, le feste d’arte, le conversazioni, la corte delle splendide signore attorno al vecchio maestro illustre, piccoletto e capelluto, dagli occhi selvaggi sotto le folte ciglia spioventi come appariva dal ritratto a olio appeso alla parete del salone; la corte degli elegantissimi