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Pagina:Pirandello - Novelle per un anno, Volume XIII - Candelora, Verona, Mondadori, 1951.pdf/116

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giovanotti attorno alla figliuola; non era piú possibile ormai: questo, sí, la signora Moma lo comprendeva bene. Ma una vita quale ormai poteva essere nelle mutate condizioni, le tante e tante amiche, i tanti e tanti amici d’allora potevano bene ricondurla lí, nella casa rimasta tal quale, in quel magnifico salone, attorno a lei che v’era restata sola e vi s’aggirava come sperduta.

E col cappello in capo, dalla mattina alla sera, angosciata, esasperata, la signora Moma correva in cerca degli antichi frequentatori della casa, dall’uno all’altro, senza requie.

Dapprima era stata accolta con una certa cordialità; molti la avevano commiserata per la doppia sventura; qualcuno le aveva anche promesso che sarebbe venuto a trovarla. Ma che! Non era mai piú venuto nessuno. E a poco a poco la signora Moma era divenuta quasi aggressiva.

— Birbante! birbante! Avevate promesso che sareste venuto...

— Signora mia, creda, non ho potuto.

— Verrete oggi? Fatemi il piacere, venite! Ho tante cose da dirvi... Dalle quattro alle sei. Ci conto.

— Oggi, no, mi dispiace, signora, non potrei. Spero domani.

— No! Domani certo. V’aspetto, badate! Dalle quattro alle sei. Ho tante cose da dirvi...

E dalle quattro alle sei la signora Moma stava ad aspettare in casa la visita. Credeva veramente d’aver tante cose da dire, e ripeteva a tutti, dopo gl’inviti sempre piú pressanti, quella frase.

Passavano le quattro, passavano le cinque, passavano le sei; l’impazienza, la smania, l’angoscia, l’esasperazione della signora Moma crescevano; sbuffava, balzando in piedi; andava su e giú per il salone; s’affacciava ora a questa ora a quella finestra a guardare se l’aspettato venisse; e, pur certa ormai che non sarebbe piú venuto, scoccate le sei, si costringeva, divorata dalla rabbia, ad aspettare ancora dieci minuti, un quarto d’ora, e ancora un altro quarto, e finanche un’ora! Alla fine, si ripian-