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Pagina:Pirandello - Novelle per un anno, Volume XIII - Candelora, Verona, Mondadori, 1951.pdf/15

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II

IL SIGNORE DELLA NAVE

G

iuro che non ho voluto offendere il signor Lavaccara né una volta né due, come in paese si va dicendo.

Il signor Lavaccara mi volle parlare d’un suo porco per convincermi ch’era una bestia intelligente.

Io allora gli domandai:

— Scusi, è magro?

Ed ecco che il signor Lavaccara mi guardò una prima volta come se con questa domanda non propriamente lui ma avessi voluto offendere quella sua bestia.

Mi rispose:

— Magro? Peserà piú d’un quintale!

E io allora gli dissi:

— Scusi, e le pare che possa essere intelligente?

Del porco si parlava. Il signor Lavaccara, con tutta quella rosea prosperità di carne che gli tremola addosso, credette che io dopo il porco ora volessi offendere lui, come se in genere avessi detto che la grassezza esclude l’intelligenza. Ma del porco, ripeto, si parlava. Non doveva dunque farsi cosí brutto il signor Lavaccara né domandarmi:

— Ma allora io, secondo lei?

M’affrettai a rispondergli:

— O che c’entra lei, caro signor Lavaccara? È forse un porco lei? Mi scusi. Quando lei mangia col bello appetito che Dio le conservi sempre, per chi mangia lei? mangia per sé, non ingrassa mica per gli altri. Il porco, invece, crede di mangiare per sé e ingrassa per gli altri.

Mica rise. Niente. Mi restò lí piantato e duro davanti, piú brutto di prima. E io allora, per smuoverlo, soggiunsi con premura:

— Poniamo, poniamo, caro signor Lavaccara, che lei con la sua bella intelligenza fosse un porco, mi scusi. Mangerebbe lei? Io no. Vedendomi portare da mangiare, io grugnirei, inorridito: “Nix! Ringrazio, signori. Man-