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44 | luigi pirandello |
— E difatti, già, — cominciò a dire; ma subito frenò lo slancio per non rompere il sonno al suo piccino. Aprí le braccia e, indicandolo con lo sguardo e poi indicando l’altro di là: — Ma vede come sono legata? — soggiunse. — E da me sola... a dovermi staccare da tante cose...
— Lei è la vedova Loffredi, è vero?
— Sí...
E la signora Lucietta chinò gli occhi.
— Ma non si è saputo piú nulla? — domandò, dopo un breve e grave silenzio, quel signore.
— Nulla. Ma c’è chi sa! — disse con un lampo negli occhi la signora Lucietta. — Il vero assassino del Loffredi, creda, non fu il sicario che lo colpí proditoriamente a le spalle e scomparve. Hanno voluto insinuare, per motivo di donne... No, sa! Vendetta. È stata una vendetta politica. Per il tempo che il Loffredi aveva da pensare alle donne, una gli era anche di troppo. Gli bastavo io. Si figuri, mi prese a quindici anni!
In cosí dire, il viso della signora Lucietta si fece rosso rosso, gli occhi le brillarono inquieti, sfuggirono di qua, di là, e alla fine si chinarono come dianzi.
Quel signore stette un pezzo ad osservarla, impressionato del rapido passaggio dall’eccitazione improvvisa all’improvvisa mortificazione.
Ma via! come prendere a lungo sul serio quell’eccitazione e questa mortificazione? Benché mamma di quei due piccini, pareva ancora una bambina, anzi una bamboletta; e s’era forse mortificata lei stessa d’aver con tanta fermezza e cosí in prima, asserito che il Loffredi, avendo per moglie una cosina cosí fresca e vispa come lei, non aveva potuto pensare ad altre donne.
Doveva essere sicura che nessuno, vedendola e sapendo che uomo era stato il Loffredi, le avrebbe creduto. Vivo il Loffredi, ella aveva dovuto averne, certo, una gran suggezione; forse, ricordandolo, ne aveva ancora. Ma non poteva soffrire si sospettasse che il Loffredi aveva potuto non curarsi di lei, e che ella era stata per lui una bamboletta e nient’altro. Voleva esser l’erede unica almeno di tutto il chiasso, che la tragica fine del fiero e impetuoso