![]() |
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. | ![]() |
la rosa | 51 |
leggeva quelle considerazioni affliggenti. Il pensiero dei figliuoli, ogni volta, chi sa perché?, glielo richiamava lui, angosciosissimo; pur senza ch’egli ne avesse chiesto affatto o glien’avesse fatto parola per incidenza.
Tornava a sbuffare, a ripetersi che i suoi figliuoli erano ancor tanto piccini... e dunque, via! perché avvilirsi? non doveva e non voleva. Là, su, su, coraggio! Era giovine lei, per ora... tanto giovine... e dunque...
— Come dice, signore? Ma sí: conti le parole del telegramma, e poi calcoli due soldi di piú. Vuole un modulo a stampa? No? Ah, tanto per saperlo... Ho capito. A rivederla, signore... Ma di niente, si figuri...
Quanti ne entravano all’ufficio a rivolgerle di quelle stupide domande! Come non ridere? Eran pur buffi davvero tutti quei signori di Péola. E quella commissione di giovinotti, soci del Circolo di compagnia, col loro bravo presidente anziano, entrata all’ufficio una mattina per invitarla alla famosa festa da ballo annunziatale in treno dal signor Silvagni! Che scena! Tutti con gli occhi spiritati, che da un canto pareva se la volessero mangiare e dall’altro provassero una strana maraviglia nell’accorgersi che da vicino ella aveva il nasetto cosí e cosí, cosí e cosí la bocca e gli occhi e la fronte, per non parlare che della testa soltanto! Ma i piú impertinenti erano anche i piú impacciati. Nessuno sapeva come cominciare:
— Vorrà farci l’onore... — È consuetudine annuale, signora... — Una piccola soirée dansante... — Oh, ma senza pretese, si figuri! — Festa in famiglia... — Ma sí, lasciate dire! — È consuetudine annuale, signora... — Ma via, che dice! basta che voglia veramente onorarci...
Si torcevano, si strizzavano le mani, si guardavano in bocca l’un l’altro nell’atto che si buttavano a parlare, mentre il presidente, che era anche il sindaco del paese, s’intozzava sempre piú, paonazzo dalla stizza. S’era preparato il discorso, lui, e non glielo lasciavano dire. S’era passato anche il cerotto con gran cura su la lunga ciocca di capelli rigirata sul cranio e aveva infllato i guanti canarini e inserito due dita, dignitosamente, tra i bottoni del panciotto.