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Pagina:Pirandello - Novelle per un anno, Volume XIII - Candelora, Verona, Mondadori, 1951.pdf/54

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54 luigi pirandello

mente illuminate da lampade a petrolio e da candele, parve che all’improvviso sfolgorassero di luce, tant’era acceso e quasi sbigottito dal fremito interno del sangue il suo visino, e cosí fulgidamente le sfavillarono gli occhi e cosí pazza di gioja le strideva quella rosa di fuoco tra i capelli neri.

Tutti gli uomini perdettero la testa. Irresistibilmente, sciolti d’ogni freno di convenienza, d’ogni riguardo alla gelosia delle mogli o delle fidanzate, all’invidia delle zitellone, figliuole, sorelle, cugine, sotto colore che bisognava accogliere con festa l’ospite forestiera, accorsero a lei in folla, con vivaci esclamazioni e lí per lí, subito, poiché già le danze erano cominciate, senza neanche darle tempo di volgere un’occhiata attorno, presero a contendersela tra loro. Quindici, venti braccia le s’offrirono col gomito teso. Tutti da prendere; ma quale per primo? A uno per volta, sí... Avrebbe un po’ per volta ballato con tutti. Ecco, largo! largo! Su, e la musica? Ma che facevano i musicanti? S’erano anch’essi incantati a mirare? Musica! musica!

E via, tra i battimani, ecco spiccata la prima danza col vecchio sindaco e presidente del Circolo, in abito lungo.

— Ma bravo! ma bravo!

— Che scosci, guardate!

— Uh, le falde della finanziera... guardate, guardate quelle falde, come s’aprono e chiudono su i calzoni chiari!

— Ma bravo! ma bravo!

— Oh Dio, la ciocca! la ciocca incerottata... gli si stacca la ciocca!

— Che? La conduce a sedere? Digià? — E altre quindici, venti braccia col gomito teso le si parano davanti.

— Con me! con me!

— Un momento! un momento!

— L’ha promesso a me!

— No, prima a me!

Dio, che scandalo! Per miracolo non facevano a strattarsi l’un l’altro.

I respinti, in attesa che venisse il loro turno, si recavano mogi mogi a invitare altre dame, delle loro; qualcuna